badanti

Quanto costa una badante? Contratto, stipendio, busta paga, TFR

Quando un proprio caro ha bisogno di assistenza, è normale chiedersi: quanto costa una badante? Qual è la paga oraria se la badante è convivente? Quali sono, per l’assunzione della badante, i costi per la messa in regola?

Con questo articolo faremo chiarezza sulle principali domande relative ai prezzi del servizio badanti, per capire quali sono le spese da affrontare nel caso si abbia bisogno di un servizio anziani a domicilio.

C’è da chiarire innanzitutto che il contratto di riferimento per la figura della badante è quello del CCNL per i lavoratori domestici, che consente di stabilire come funziona l’assunzione, il compenso, il versamento dei contributi e, laddove necessario, l’eventuale liquidazione della badante.

Che cos'è il CCNL?

Una delle prime informazioni da sapere quando si desidera stipulare un contratto con una badante, diurna, notturna o convivente è che tutte le regole per l'assunzione sono disponibili per intero all'interno del CCNL, ovvero il contratto collettivo nazionale di lavoro sulla disciplina del rapporto di lavoro domestico, necessario per mettere in regola un badante.

Il CCNL per le badanti stabilisce l’inquadramento retributivo minimo delle lavoratrici e dei lavoratori, al quale andranno aggiunti alcuni elementi fondamentali come il TFR, i contributi INPS, la tredicesima, le ferie e i permessi retribuiti.

Costo badante: da cosa dipende?

Lo stipendio minimo della badante dipende da alcuni fattori fondamentali che ne determinano il tipo di impego (ovvero l’assistenza a persone sufficienti o non autosufficienti), lo sforzo in termini di ore settimanali (maggiore nei casi di badante convivente) e l’eventuale formazione (ad esempio la certificazione OSS oppure OSA).

Riassumendo, le principali variabili riguardano:

  • Badante convivente o non convivente
  • Assistenza notturna
  • Persona assistita autosufficiente o non autosufficiente
  • Formazione della badante

Contratto badanti: quale scegliere?

Le legge prevede che alcuni elementi come la convivenza o meno del badante o il tipo di assistenza per anziani a domicilio richiesta siano determinanti per comprendere la tipologia stessa del contratto.

Vediamoli nel dettaglio:

  • contratto badante convivente: il/la badante vive nell’abitazione dell’assistito e alterna il lavoro (massimo 54 ore lavorative) a momenti di riposo definiti nel contratto stipulato prima dell’assunzione;
  • contratto badante non convivente: in questo caso lo stipendio dei badanti non conviventi si calcola sulle effettive ore di lavoro. Il CCNL non stabilisce nessun requisito minimo di ore lavorative ma soltanto il tetto massimo ovvero 40 ore settimanali;
  • contratto badante per assistenza anziani notturna: il ruolo della badante è quello rimanere accanto alla persona assistita durante la notte per sorvegliarla costantemente, solitamente accanto al letto;
  • contratto badante presenza notturna: da un punto di vista legislativo questo contratto può essere definito come una prestazione d'attesa che prevede la retribuzione per 54 ore settimanali, suddivise in base all’accordo tra le parti. La presenza implica che il collaboratore sia disponibile su richiesta dell'assistito.

Vediamo ora, nello specifico, quali variabili entrano in giorno nel calcolo dello stipendio della badante.

Stipendio badante: convivente, notturna o non convivente?

Uno dei primi fattori da tenere in considerazione, come detto sopra, è se la badante da assumere sia convivente, ovvero se a questa venga affidata una camera in casa della persona da assistere affinché possa garantire un monitoraggio continuativo ed efficace.

Tale fattore può abbinarsi sicuramente al fatto che l’anziano sia autosufficiente o non autosufficiente.

Ecco quali sono i possibili livelli di inquadramento della badante, che ne determinano il costo orario:

  • Livello BS: badante che presta assistenza a persone autosufficienti;
  • Livello CS: badante che presta assistenza a persona non autosufficiente, non formata (dunque non in possesso di certificati quali OSS e OSA);
  • Livello DS: badante che presta assistenza a persona non autosufficiente, formata (dunque in possesso di certificati quali OSS e OSA).

Rispetto dunque al livello in cui è inquadrata la badante, al fatto che questa sia ad esempio full-time o part-time e in base al suo orario di lavoro (ad esempio, se la badante è notturna) la paga minima (al lordo) è la seguente:

Badante per persona autosufficiente – livello BS

  • Badante convivente: stipendio di 988,90€ per 54 ore settimanali;
  • Badante non convivente: stipendio orario di 6,99€ per un massimo di 40 ore settimanali;
  • Badante notturna: stipendio di 1.137,23€;

Badante per persona non autosufficiente – livello CS

  • Badante convivente: stipendio di 1.120,76€ per 54 ore settimanali;
  • Badante non convivente: stipendio orario di 7,79€ per un massimo di 40 ore settimanali;
  • Badante notturna: stipendio di 1.288,87€;

Badante formata (con certificazioni) per persona non autosufficiente – livello DS

  • Badante convivente: stipendio di 1.384,46 + 194,98€ di indennità di funzione per 54 ore settimanali;
  • Badante non convivente: stipendio orario di 9,36€ per un massimo di 40 ore settimanali;
  • Badante notturna in presenza: stipendio di 1.592,17€.

È importante ricordare inoltre che, per tutti i casi di badante convivente, vanno corrisposti anche vitto e alloggio.

Ai livelli sopra elencati va aggiunto infine il cosiddetto livello unico: si tratta di una badante che garantisce la sola presenza notturna, da non confondersi con la badante notturna che si occupa invece della sorveglianza e del monitoraggio dell’assistito durante la notte.

Allo stipendio della badante si aggiunge, inoltre, la tredicesima mensilità: questa può essere corrisposta entro fine dicembre oppure, in numerosi casi, viene mensilizzata. Il totale della tredicesima corrisponde alla retribuzione mensile maggiorata dell’indennità sostitutiva di vitto e alloggio.

Allo stipendio minimo della badante sopra indicato e corrispondente ai diversi livelli, c’è da aggiungere, inoltre:

  • gli scatti di anzianità per ogni biennio di lavoro svolto presso la stessa persona o famiglia (pari al 4% della retribuzione annua), per un massimo di 7 scatti di livello;
  • eventuali aumenti di stipendio per merito (i cosiddetti “superminimi”), stabiliti secondo la volontà del datore di lavoro e comunque rispetto all’accordo preso tra le parti all’atto della stipulazione del contratto.

Paga oraria della badante, busta paga e contributi

Alla fine di ogni mese, il datore di lavoro presenta alla badante la busta paga, tenendone una copia per sé.

Nella busta paga della badante sono indicati:

  • Giorni lavorati;
  • Ferie e permessi goduti;
  • Eventuali ore di straordinario;
  • Eventuale tredicesima mensilizzata;
  • Eventuale TFR mensilizzato.

Il pagamento effettivo dello stipendio della badante deve avvenire entro il mese successivo.

Rispetto ai contributi a carico del datore di lavoro, questi devono essere corrisposti all’INPS ogni trimestre, entro il decimo giorno del mese: nello specifico, i mesi da prendere in considerazione sono gennaio, aprile, luglio e ottobre.

Il pagamento dell’IRPEF è invece a carico della badante.

Altri costi della badante: la liquidazione (o TFR)

Al termine del rapporto lavorativo, che può avvenire per dimissioni, licenziamento o altre cause (come l’ospedalizzazione dell’assistito), la badante ha diritto alla liquidazione (o TFR, Trattamento di Fine Rapporto) a meno che questo non sia stato mensilizzato in busta paga: in quest’ultimo caso la badante non ha diritto ad alcuna liquidazione aggiuntiva.

In generale, la legge dispone che il trattamento di fine rapporto debba essere corrisposto alle badanti anche in caso di licenziamento per giusta causa.

Il TFR matura per ciascun giorno di lavoro retribuito ma non per le assenze come l’aspettativa non retribuita e può essere corrisposto al termine del rapporto di lavoro o in modo anticipato, in presenza di determinate motivazioni stabilite dalla legge, in misura non superiore al 70% della cifra complessiva.

Infine, le badanti, al pari dei lavoratori dipendenti, possono decidere di lasciare il TFR nelle mani del datore di lavoro oppure destinarlo a un fondo di previdenza complementare.

L’importo del TFR, maturato per ogni mese lavorato dalla badante, è calcolato sull’ammontare delle retribuzioni annue (comprensive dell’indennità di vitto e alloggio) diviso per 13,5.

Nello specifico, il TFR è composto da due parti:

  • quota finanziaria: aumenta ogni anno applicando un tasso fisso dell’1,5% e del 75% dell’indice dei prezzi al consumo (costo della vita) accertato dall’ISTAT;
  • quota capitale: è il risultato del totale delle retribuzioni annue divise per il valore fisso 13,5.

Dunque il calcolo del TFR per la liquidazione della badante è così composto:

retribuzione annua (che comprende retribuzioni mensili + tredicesima mensilità + quota convenzionale di vitto e alloggio) divisa per 13,5.

L’importo è poi incrementato dell’1,5% (fisso) e del 75% (aumento del costo della vita), escludendo le quote maturate nell’anno in corso.

Vuoi assumere una badante ma non sai come gestire la parte contrattuale e burocratica?
Se hai bisogno di assistenza per un caro anziano, richiedi adesso un preventivo gratuito con epiCura: ci occuperemo totalmente della gestione amministrativa e fiscale, sollevandoti da ogni incombenza per offrirti un servizio “senza pensieri”.

Ultimo aggiornamento: 03/02/2022