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Sensi di colpa verso genitori anziani: come gestirli

Quello tra genitori e sensi di colpa è un binomio quasi inscindibile, che tende a rafforzarsi quando i primi invecchiano e perdono autonomia.

Di conseguenza, arriva il momento di scegliere chi deve accudire i genitori anziani. Molte persone affidano i propri genitori anziani alle case di riposo, oppure decidono di scegliere un assistente a domicilio per accudirli.

In tutti questi casi, allora, come fare per non avere sensi di colpa? Come si cura il senso di colpa per aver lasciato il proprio caro alle cure di qualcun altro? Esiste un modo per gestirli in questi casi particolari?

Ecco, dunque, come affrontare questa delicata situazione.

Sensi di colpa verso genitori anziani: da dove nascono?

Spesso, il fantasma con il quale un figlio è chiamato a confrontarsi è quello dell’abbandono, generato dal ricovero del genitore anziano. Questa sensazione ha una forte relazione con il senso di colpa, che non fa che causare rimorsi e ripensamenti.

Il termine “colpa” proviene dal greco e vuol dire “mancare il bersaglio”. È un meccanismo che segnala un disagio e ci rimprovera ogni volta che commettiamo un errore.

La devozione di un figlio nei confronti del genitore è un sentimento del tutto naturale, che può portarlo a sacrificare un’infinità di cose, nel tentativo di contrastare tale angoscia.

Ma tali sentimenti non nascono come qualcosa di sbagliato o insano. Al contrario, rappresentano un fattore evolutivo importante, poiché rendono possibile un codice etico personale e un maggior senso di responsabilità.

Tuttavia, se diventano eccessivi, rischiano di costituire un elemento di blocco piuttosto doloroso, accompagnato da emozioni negative quali rabbia, frustrazione, preoccupazioni e depressione.

A causare tali stati d’animo sono i sensi di colpa derivati dal moralismo.

Questi sentimenti provengono dall’esterno e ci inducono a credere di non esser degni dell’approvazione e della stima altrui.

Tali dinamiche psicologiche fanno la loro comparsa in maniera più o meno articolata, combinandosi in un peculiare intreccio differente a seconda della persona.

Non solo, ma secondo John Bowlbypadre della teoria dell’attaccamento, le persone anziane, con le loro credenze, aspettative e modalità di chiedere e offrire supporto, possono alleggerire o appesantire il carico emozionale dei più giovani.

Tale complessità relazionale ed emozionale riveste un ruolo centrale nella nostra storia evolutiva e ne determina le nostre scelte future.

Come gestire i sensi di colpa?

L’assistenza dei genitori anziani da parte dei figli spesso diventa una responsabilità che questi ultimi non possono prendersi a carico.

Ecco, dunque, che interviene il senso di colpa, dovuta alla scelta quasi obbligata di “abbandonare” le cure dei propri genitori ad altri (case di riposo, infermiere, badanti etc).

Tali scelte, spesso imposte da impegni e condizioni difficilmente conciliabili tra loro, possono far emergere sentimenti negativi e complicati da gestire.

Maturare sensi di colpa nei confronti di coloro che ci hanno cresciuto e ci hanno amato è quasi inevitabile, nonostante possa rivelarsi estremamente dannoso.

Spesso i sensi di colpa derivano da una disapprovazione della società: in questo caso sarà necessario lavorare su noi stessi nel tentativo di rimuovere o limitare il timore di essere disapprovati.

In fin dei conti, è proprio l'idea di non voler deludere il prossimo o ricevere giudizi negativi che tiene chiunque irrimediabilmente legato ai sensi di colpa.

Altre volte, dietro ai rimorsi si nasconde un tentativo di recuperare un rapporto che è andato deteriorandosi col passare del tempo.

Le fasi del senso di colpa verso i genitori anziani

Patrizia Taccani, psicologa, formatrice e autrice di numerosi testi ed articoli sul tema dell’invecchiamento e delle cure da dedicare all’anziano, già nel 1994 aveva evidenziato questa situazione.

I familiari più stretti, sostiene la psicologa, nel percorso che porta all’accettazione della malattia di un proprio caro possono attraversare numerose fasi.

  1. La prima è quella della negazione, durante la quale il figlio tende a perdonare gli atteggiamenti dell’anziano, attribuendo tali cambiamenti al fisiologico processo di invecchiamento.
  2. Si passa poi all’eccessivo coinvolgimento, durante il quale i familiari cercano di compensare le mancanze dell’anziano man mano che il declino fisico e psichico si manifesta in maniera più evidente.
  3. Infine, è possibile notare come sia la collera a dominare la scena, con i familiari che sperimentano un crescente sentimento di disappunto. Questo talvolta rischia di sfociare in rabbia a causa dell’onere fisico, delle frustrazioni e delle difficoltà che derivano dai comportamenti dell’anziano.

I sensi di colpa, prima latenti, tendono ad accentuarsi allorquando si decide di affidare l’anziano a una casa di riposo.

Come non sentirsi in colpa verso i genitori

Quante persone si sono dette "non ne posso più" o "non voglio più assistere mia mamma anziana"?

In effetti si tratta di un impegno molto importante, sia dal punto di vista fisico che psicologico.

Ma allora come si cura il senso di colpa e in che modo prendere le distanze da una condizione psicologica che può spingere verso la depressione?

Innanzitutto, è importante prendere sempre in considerazione le opinioni e i consigli dei genitori anziani, chiedere loro cosa pensano e da chi preferirebbero essere aiutati. Mettere fin da subito le cose in chiaro è la soluzione giusta, per diversi motivi.

In tal modo, infatti, il genitore si sentirà importante, mentre il figlio avrà la possibilità di cedere alcune delle sue responsabilità.

Nonostante molti figli caregiver non accettino l'idea di farsi aiutare da una persona esterna al nucleo famigliare, perché convinti di potercela fare da soli, accettare un supporto è fondamentale.

Collaborare con un professionista non significa abbandonare il genitore, ma aggiungere una risorsa concreta alla famiglia.

Ricorrere a un aiuto esterno, magari soltanto per poche ore al giorno, può contribuire in maniera determinante a non alterare i propri ritmi quotidiani.

Come gestire allora i sensi di colpa?

La prima regola è capire che non esiste alcun debito che si possa ripagare in termini di tempo da dedicare.

Un figlio non potrà mai fare ciò che i genitori hanno fatto per lui o concedere loro tutto il tempo che i loro hanno dedicato a lui.

Piuttosto, vale la pena concentrarsi sulla qualità del tempo che si passa con i propri genitori anziani, trasferendo loro tutto il proprio affetto, anche tramite piccoli gesti.

È altrettanto importante esprimere con franchezza il proprio bisogno di autonomia e di vivere un'esistenza al di fuori della sfera familiare.

I genitori anziani sicuramente capiranno e, se non dovessero, l'importante sarà continuare a dimostrare loro tutto il proprio amore, evitando tassativamente scontri e tensioni.

L'assistenza dei genitori anziani da parte dei figli va intesa (da entrambe le parti) come un surplus, uno slancio d'amore e d'affetto, ma non come qualcosa di dovuto.

A volte è impossibile soddisfare pienamente i desideri altrui, soprattutto se noi stessi siamo i primi a non essere soddisfatti: è impossibile donare ciò che non si ha.

Chi non dedica il giusto spazio al proprio benessere personale, non potrà mai donarlo a chi gli sta accanto!

Chi deve accudire i genitori anziani?

Per non farsi travolgere dalle responsabilità, potrebbe essere utile portare l'anziano in un centro diurno o residenziale (ad es. casa di riposo, residenza servita, residenza protetta), presso cui potrà essere accudito con cure e attenzioni adeguate.

Dal testo di Annalisa Patruno e Paola Savarino, intitolato “Quando un anziano entra in istituto: le aspettative, le paure, le domande e le esperienze dei familiari”, emergono due grosse speranze iniziali da parte dei familiari.

Da una parte essi si aspettano di veder accudito e curato il proprio parente esattamente come a casa, mentre dall’altra desiderano, spesso inconsciamente, la possibilità di conservare la maggior parte delle abitudini di relazione precedenti.

Aspettative che spesso si scontrano con le regole imposte dall’istituto stesso, che a loro volta rischiano di essere vissute come una negazione del diritto ad accudire e a vedere il proprio caro come auspicato in precedenza.

Ma è proprio la presenza di regole e procedure a rendere il rapporto tra paziente, familiari e struttura scevro di fraintendimenti ed incertezze.

Le autrici del volume indicato poc’anzi affermano anche che né l’istituto né la famiglia sono onnipotenti e in grado di rispondere a tutte le necessità dell’anziano.

Ecco dunque il motivo per cui la scelta del ricovero viene spesso è rimandata dai familiari caregiver, in quanto affidare un genitore alle cure di terzi costituisce un ostacolo etico e morale spesso invalicabile, peggiorato anche dalle difficoltà dell’anziano ad accettare la sua nuova condizione di vita.

Questo momento di separazione viene avvertito in maniera negativa da entrambe le parti, in quanto inconsciamente sancisce l’inizio del periodo finale della vita del genitore.

D'altro canto, il distacco può aiutare a riequilibrare i rapporti e a distrarre l'anziano dai suoi acciacchi: nella maggior parte dei casi, infatti, la distanza fisica non si traduce in distanza emotiva.

Recentemente, ad esempio, la Cina ha introdotto una legge che stabilisce che i figli adulti debbano far visita periodicamente ai propri genitori anziani.

Tale provvedimento è legato al rapido invecchiamento della popolazione, provocata dalla politica del figlio unico adottata dalla Cina per limitare l'aumento demografico.

Sebbene gli italiani non abbiano bisogno che lo Stato imponga loro di stare vicini ai propri genitori, è pur vero che non tutti i membri della famiglia tendono a rendersi disponibili allo stesso modo: indagini recenti dimostrano come le donne forniscano la maggior parte delle cure, anche in termini di assistenza diretta, ai genitori anziani.

Tuttavia, condividere le responsabilità è fondamentale, innanzitutto per non creare ulteriori spaccature nell'ambiente familiare.

Inoltre, la collaborazione tra figli può alleviare i sensi di colpa e rafforzare relazioni incrinate.

Tali aspetti positivi possono fare capolino soltanto se il carico di lavoro e responsabilità viene suddiviso in maniera sostanziale, anche con il personale assistenziale e, se necessario, psicologico. Una "gestione solitaria" di una situazione tanto complessa, infatti, non fa che mettere in discussione quanto di buono è stato costruito in una vita intera.

E allora perché non accettare un aiuto esterno ed evitare di ammalarsi? Dopo tutto, è la soluzione migliore, sia per i figli che per i genitori!

Come comportarsi, tuttavia, in questi casi? Meglio una casa di riposo o l'assistenza a domicilio?

Genitori anziani e sensi di colpa: una soluzione pratica

Se per la maggior parte delle persone (parenti, vicini di casa, amici) il ricovero di un anziano presso una casa di riposo può apparire come la soluzione migliore dal punto di vista fattivo, non è possibile affermare lo stesso da quello psicologico ed affettivo. Prendiamo ad esempio il caso di una figlia unica con genitori anziani affetti da sindrome da allettamento o da demenza senile: come comportarsi in questi casi?

Ci si potrebbe certamente affidare ad una struttura specializzata per alleviare le condizioni di stress cui si è sottoposti, soprattutto se costretti a prendersi cura del genitore anziano quotidianamente, causando però di forti sensi di colpa.

Questa soluzione è in grado da un lato di non sconvolgere la vita del genitore anziano, che quindi continuerà a vivere in casa sua, e dall’altro di coinvolgere familiari e parenti, integrandoli all'interno del medesimo percorso di vita e contribuendo a sciogliere le eventuali tensioni preesistenti.

Se una badante è in grado di offrire assistenza di base al malato, un infermiere può invece pianificare autonomamente le attività terapeutiche, riabilitative, educative e preventive necessarie.

Non meno importante è il ruolo dello psicologo, chiamato a valutare gli aspetti cognitivi del paziente (attenzione, memoria, ragionamento, linguaggio, etc) e a prevenirne il deterioramento.

Infine, fisioterapista e osteopata possono limitare o risolvere problemi motori, onde ridurre il rischio di cadute. Ciò è possibile tramite esercizi mirati, che vanno affiancati ad una leggera attività fisica, da svolgere durante l’arco della giornata, così da garantire una tenuta migliore di ossa e tendini, condizione essenziale per l’autonomia negli spostamenti.

In particolare, l’osteopata può migliorare la mobilità e la funzionalità del paziente, al fine di ridurre al minimo i sintomi delle patologie croniche o degenerative tipiche della terza età, tra cui artrosi, malattie respiratorie, etc.

Insomma, una scelta saggia, per poter essere costantemente presenti nella loro vita, organizzando pranzi e cene insieme, passeggiate al parco e così via.